giovedì 4 ottobre 2012

perchè costa tanto mangiare....



Cera una volta l'agricoltura tradizionale.... e oggi ?
Tanti anni fa...
 (neanche tantissimi, visto che nel sud Italia era così fino a circa 30/40 anni fa) gli acquisti alimentari, e il rapporto tra produttore e consumatore era diretto o quasi, mi spiego:
vi era un agricoltore che produceva le varietà stagionali in base al territorio in cui era localizzato (oggi le chiamiamo Tipicità) e, generalmente, al mattino si recava al mercato dove la massaia acquistava i suoi prodotti e li impiegava in cucina.
Ne deriva un rapporto diretto e di fiducia tra l'inizio e la fine di tutta la filiera.
Inoltre, il valore era equamente diviso tra i due, di conseguenza il contadino era ben remunerato per il suo lavoro e il consumatore pagava effettivamente per quello che portava a casa.

Oggi..
è complesso ma voglio analizzare la filiera in tutte le sue parti, e, sicuramente ne dimenticherò qualcuna:
  • Produzione agricola
    • Imprenditore agroalimentare (produttore)
    • fornitore di sementi e piantine
    • fornitori di fertilizzanti e additivi
    • trasporti
    • manodopera interna ed esterna
    • fornitori di servizi (contoterzisti per lavorazione terreni ecc)
    • consulenti
    • agenti di vendita
  • Commercializzazione
    • Grossista
    • trasportatori
    • packaging
    • agenti e commerciali
    • dipendenti
    • servizi
  • Dettaglio
    • grande distribuzione
      • piattaforme logistiche e di stoccaggio
      • servizi di marketing e promozione
      • dipendenti
      • altri costi variabili accessori
    • negozi specializzati
  • Cliente
Ho così riassunto una filiera che aggiunge costi e margini ad ogni singolo passaggio e sapete chi paga tutti questi costi?????
...immagino che tutti abbiano risposto: il cliente finale che fa la spesa.

se torniamo indietro, e non parliamo del paleolitico ma sempre di 3 o 4 decenni fa, l'agricoltore produceva da se le proprie sementi ottenute dal raccolto dell'anno precedente, si lavorava in famiglia, quindi l'impiego di manodopera o servizi esterni era limitato, il packaging non esisteva, o almeno non come lo conosciamo oggi, la plastica era quasi sconosciuta, i fertilizzanti erano per pochi, in quanto costosi, e tutti usavano il letame prodotto dai propri animali.

la carne aveva lo stesso percorso o quasi:
un allevatore vendeva le proprie bestie ad un macellaio che andava a prenderle da se e poi la carne veniva venduta direttamente in macelleria.

potrei andare avanti per ore ma mi fermo qua.

è solo un modo per riflettere sul moderno mercato alimentare che ha portato i seguenti risultati:
  • Impoverimento dei produttori
  • impoverimento dei consumatori
  • inquinamento dell'ambiente
  • malattie derivanti da un'alimentazione di scarsa qualità
per non parlare dei risultati psicologici, per i quali non voglio entrare nel merito essendo un profano di tali scienze, ma riflettendo noto che:
  • lavorare in agricoltura è stato classificato come degradante, poco appagante e poco remunerativo
  • abbandono dei terreni e scarso ricambio generazionale
  • perdita dell'identità alimentare e territoriale a favore della globalizzazione dei consumi.
Oggi vedo che molti giovani ambiscono (purtroppo per necessità) ad un posto di lavoro in un call center sotto le luci al neon con le cuffie a disturbare clienti che stanno pacificamente a casa loro, cercando di vendere loro servizi o prodotti di cui spesso non hanno bisogno guadagnando da 0 a 450 euro al mese.
I braccianti agricoli (ormai quasi tutti stranieri) che stanno all'aria aperta e lavorano dalle 7 alle 15 guadagnano dai 35 ai 50 euro (parlo dell'area della Calabria centro settentrionale) al giorno che moltiplicato 20gg fa uno stipendio che va da 700 a 1000 euro al mese.

evviva l'era moderna!!!

http://www.federalimentare.it/Documenti/RicercaNomismaFilieraAgroalimentare.pdf